venerdì 20 aprile 2012

L'ABBAZIA DI MORIMONDO

LA NASCITA
L’abbazia è indubbiamente l’emblema di Morimondo e della sua importanza nel passato quanto nel presente. L’edificio cistercense, che è stato da poco definitivamente ristrutturato, è un forte elemento di attrattiva per Morimondo ma anche per l’abbiatense in generale.La storia del paese inizia con la nascita del monastero che avvenne nel 1134 a Coronate, località a circa un chilometro dall’attuale sede, ad opera dei monaci provenienti dal monastero cistercense di Morimond in Francia. Lo spostamento e gli anni difficili Nel 1136 essi si trasferirono in località “Campo Falcherio” dove si stanziarono definitivamente. Iniziò così quel processo che diede vita e forma all’attuale edificio religioso. La risonanza della struttura nel territorio circostante aumentò rapidamente fino ad accogliere diverse vocazioni provenienti da tutte le classi sociali e testimoniate dalla fiorente attività dello scriptorium. Il territorio dove sorse l’edificio cistercense, al confine tra Milano e Pavia, non favorì il sereno prosieguo dei lavori di costruzione. Le due città, infatti, si contendevano continuamente il dominio politico e militare con saccheggi e invasioni nel territori morimondini. Nel 1161 il Barbarossa diede un duro colpo alla serenità della zona con un saccheggio che sconvolse gli abitanti. Le vicissitudini dell’abbazia non terminarono, nel 1237 un altro terribile saccheggio sconvolse la tranquilla vita dei monaci che terminarono i lavori solo nel 1296. La Commenda Nel 1450 Morimondo divenne commenda e il cardinale Giovanni Visconti fu il suo primo abate commendatario, seguito dal cardinale Branda Castiglioni, noto umanista. Fu però grazie a al figlio di Lorenzo il Magnifico, il cardinale Giovanni de' Medici, futuro papa Leone X, che Morimondo ebbe la sua rinascita spirituale. Testimoni di questa ripresa sono le opere di arte e di devozione, come la ricostruzione del chiostro intorno all’anno 1500, il rifacimento del portale della sacrestia, l'affresco della "Madonna col Bambino" attribuito al Luini del 1515, e infine il coro ligneo del 1522. Da Abbazia a Parrocchia Il 1564 vede l’intervento San Carlo Borromeo che eresse l’abbazia a parrocchia e contemporaneamente la spoglia di tutti i suoi terreni per aiutare economicamente l'Ospedale Maggiore di Milano. La comunità monastica ebbe nuova linfa vitale nel seicento grazie alla conduzione dell’abate Antonio Libanorio (1648-1652). La costruzione della struttura proseguì nel ‘700 quando vennero edificati i palazzi che s’innalzano sopra i lati ovest e nord del chiostro. Il colpo più duro arrivò però alla fine del ‘700, precisamente il 31 maggio 1798, quando, a seguito della rivoluzione francese, fu decretata la soppressione di tutti gli ordini monastici e ovviamente anche quella della comunità cistercense di Morimondo. I fatti più recenti Nel periodo che va dal 1805 al 1950 le attività religiose furono guidate dai sacerdoti ambrosiani. Nonostante la presenza dei religiosi, l’abbazia versava in condizioni di abbandono; fu grazie al cardinale Ildefonso Schuster che si ebbe nuovamente una certa vitalità religiosa. Arrivarono inizialmente i monaci Trappisti delle Tre Fontane a Roma e, nel 1950, la Congregazione degli Oblati di Maria Vergine. Arrivati ai giorni nostri, nel 1991, l’abbazia viene affidata alla Congregazione dei Servi del Cuore Immacolato di Maria con l’invito, da parte del Cardinal Martini, a rilanciare l’abbazia quale centro di spiritualità. Nel 1993 avviene il rilancio vero e proprio grazie alla costituzione della Fondazione Abbatie Sancte Marie de Morimundo che si prodiga per raccogliere fondi per la ristrutturazione, conclusa da poco, di alcune aree dell’edificio. SCRITTO DA: Luca Crepaldi

giovedì 5 aprile 2012

LE MARCITE RISORSA FONDAMENTALE PER GLI ANIMALI

Le marcite, coltura storica “introdotta” dai monaci cistercensi nel medioevo, è tutelata dal Parco Ticino fin dagli anni ottanta. Oltre trecento sono gli ettari di marcita che gli agricoltori conservano in collaborazione con il Parco, permettendo di mantenere scorci paesaggistici di grande pregio. Quando l’inverno è particolarmente ostile, le temperature scendono sotto zero e la neve ricopre tutta la campagna, gli animali e soprattutto gli uccelli sono messi a dura prova perché il cibo scarseggia e il loro corpo ha bisogno di energie supplementari per resistere al gelo. In questi casi le marcite, grazie allo scorrimento dell’acqua che impedisce al terreno di gelare e scioglie la neve, offrono grandi quantità di alimento per la fauna e sono una risorsa fondamentale per superare il rigido inverno. Durante le scorse settimane nevose e di freddo intenso, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, tramite i ricercatori Fabio Casale e Riccardo Falco, ha effettuato alcuni sopralluoghi sulle marcite nell’ambito del Progetto cofinanziato dalla Fondazione Cariplo “Gestione e conservazione di agro-ecosistemi e di ambienti forestali a favore dell’avifauna di interesse conservazionistico nel Parco del Ticino” e attuato in collaborazione con il Parco del Ticino. I risultati della ricerca Dalle osservazioni ornitologiche effettuate dai ricercatori sono state rilevate ben 34 specie. Nell’elenco qui sotto sono riportati il numero di individui osservati e, tra parentesi, la suddivisione dei numeri tra marcite localizzate nel Milanese e nel Pavese.
Airone guardabuoi 2 ( MI) Garzetta 5 ( MI) Airone bianco maggiore 5 ( MI) Airone cenerino 27 (25 MI, 2 PV) Ibis sacro 4 (MI) Germano reale 32 ( MI) Gheppio 1 ( MI ) Sparviere 2 (1 MI, 1 PV) Poiana 5 (3 MI, 2 PV) Fagiano 1 ( PV) Gallinella d'acqua 2 (1 MI, 1 PV) Pavoncella 422 (43 MI, 379 PV) Frullino 1 ( PV) Beccaccino 90 (9 MI, 81 PV) Tottavilla 2 ( PV) Allodola circa 350 (circa 200 MI, circa 150 PV) Pispola circa 750 (circa 150 MI, circa 600 PV) Spioncello circa 160 (circa 10 MI, circa 150 PV) Ballerina gialla 7 (1 MI, 6 PV) Scricciolo 2 (MI) Passera scopaiola 1 ( MI) Pettirosso 10 (6 MI, 4 PV) Codirosso spazzacamino 1 ( PV) Merlo 6 (1 MI, 5 PV) Cesena 4 (1 MI, 3 PV) Tordo bottaccio 1 ( PV) Tordo sassello 1 ( PV) Cornacchia grigia 64 (7 MI, 57 PV) Storno 186 (56 MI, 130 PV) Fringuello 114 (1 MI, 113 PV) Peppola 10 ( PV) Lucherino 5 (MI) Fanello 45 ( MI ) Migliarino di palude 29 (2 MI, 27 PV) Commento “Da queste prime osservazioni – spiegano i ricercatori Fabio Casale e Riccardo Falco - emerge la significativa importanza che le marcite hanno per alcune specie, soprattutto in situazioni di terreno innevato e gelato. Particolarmente significativi sono i numeri relativi a Beccaccino, Pavoncella, Allodola e Pispola, oltre alle presenze di Frullino (specie in declino in Europa, non comune come svernante in Pianura Padana), Tottavilla (specie di interesse comunitario, in declino in Europa) e Fanello (specie in declino in Europa, nidificante soprattutto in habitat montani e svernante nelle aree agricole planiziali)”. Il progetto Il progetto “Gestione e conservazione di agroecosistemi e di ambienti forestali a favore dell’avifauna di interesse conservazionistico nel Parco del Ticino”, promosso da Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino e cofinanziato da Fondazione Cariplo, si prefigge di eseguire interventi che migliorino lo stato di conservazione degli ambienti agricoli e forestali presenti nell’area protetta, a favore dell’avifauna di interesse conservazionistico. Gli interventi hanno due obiettivi prioritari, da un lato la riqualificazione di habitat tutelati a livello europeo (praterie, querceti di farnia o rovere, foreste alluvionali di ontano e frassino, foreste miste riparie di grandi fiumi), dall’altro la creazione o il ripristino, di habitat idonei per l’avifauna degli ambienti agricoli (prati da fieno, siepi, tessere agro-ambientali, fasce prative temporaneamente non falciate, marcite ben conservate, ecc). Il progetto prevede anche azioni di monitoraggio della fauna che si affiancheranno alle attività di inanellamento dei migratori, che il Parco svolge ormai da più di dieci anni presso la stazione di Vizzola Ticino (Va) e azioni di coinvolgimento e sensibilizzazione delle aziende agricole che operano nel territorio dell’area protetta, che saranno interessate anche nella diretta realizzazione di interventi, in particolare quelli legati alla riqualificazione degli agroecosistemi. Il progetto è partito all’inizio del 2012 e si concluderà a fine 2015. La necessità di realizzare questo progetto nasce dai dati emersi da studi pregressi svolti nel Parco del Ticino ed in ambito lombardo. In particolare negli ambienti forestali del Parco del Ticino risultano evidenti negli ultimi anni forme di degrado dipendenti ad esempio dalla diffusione di specie alloctone invasive, mentre negli ambienti agricoli è emersa la necessità di creare, ripristinare e mantenere prati stabili e marcite nonché di mettere a dimora nuove siepi e nuclei arbustivi. Una recente indagine a scala regionale sullo stato di conservazione dell’Averla piccola, specie di grande interesse conservazionistico, strettamente legata agli ambienti agricoli e particolarmente rappresentativa di ambienti agricoli tradizionali, ha inoltre permesso di verificare come tale specie sia attualmente presente solo a basse densità nel Parco della Valle del Ticino e che opportuni interventi di miglioramento dell’habitat potrebbero incrementare la disponibilità di habitat idoneo per la specie, come già effettuato con successo in altri contesti L’opportunità di affrontare tali problematiche nel Parco del Ticino, con gli interventi previsti nel progetto, deriva inoltre da esperienze analoghe di successo realizzate in altre aree protette. Alcune delle azioni previste nel progetto sono infatti state infatti già testate positivamente in altri territori. Ad esempio in ambito montano con il Progetto LIFE Natura “Alpe Veglia e Alpe Devero”, per quanto concerne il pascolo controllato con finalità naturalistiche e in ambienti di fondovalle, e con il Progetto LIFE Natura “Fiume Toce” per quanto concerne la gestione dei prati da fieno con finalità di conservazione dell’avifauna. Tali tipologie di intervento rappresentano un’innovazione in termini di conservazione di habitat e specie per gli ambiti planiziali e l’interesse alla loro realizzazione deriva dalla possibilità di implementare e verificare in una delle aree protette più vaste della Pianura Padana sia la loro validità ecosistemica sia la loro ripetibilità su scala ampia (area protetta) e su scala locale (azienda agricola).

LA FORESTA, IL FIUME, I PELLEGRINI NEL PARCO

La Foresta, il Fiume, i Pellegrini nel Parco Ticino Dal 28 al 30 aprile un viaggio di tre giorni che attraversa gli angoli meno conosciuti del Parco del Ticino proclamato dall’Unesco "Riserva della Biosfera"di interesse mondiale (mi-lorenteggio.com) Magenta, 05 aprile 2012 - Una natura a due passi dalle città di Milano e Pavia, tutta da scoprire. Gli sforzi operati dall’uomo nel corso dei secoli per “addomesticarla”, sono evidenti. Altrettanto un paesaggio che mantiene a tratti ancora la sua selvaggia bellezza. “Un paesaggio costruito”, come scriveva il Cattaneo, che ci racconta di uomini e donne che con le loro azioni hanno modellato il territorio. Lasciati a poca distanza i ritmi frenetici della città, ci immergeremo nella quiete dei borghi contadini, seguendo antiche vie di commercio, percorrendo alzaie e sentieri campestri; seguiamo con calma le sponde del Ticino, pronti a scoprire innumerevoli gioielli naturalistici ed artistici risparmiati dallo sviluppo urbano ed industriale. Il cammino ci porta ad assaporare i prodotti tipici dell’agricoltura locale, a sintonizzarci con i ritmi delle stagioni, a rivivere un passato ormai quasi dimenticato. Alla fine del nostro «piccolo» viaggio giungiamo alla XXV edizione di Officinalia, mostra mercato dell’alimentazione biologica e dell’ecologia domestica, che si svolge nella cornice del Castello di Belgioioso. Sabato 28 aprile Vigevano – Bereguardo, 20 km. Dalla stazione di Vigevano usciamo verso sud dalla città verso La Sforzesca. Proseguiamo poi tra campi e cascine e attraverso aree coltivate e gli splendidi boschi del Ticino. Arriviamo infine a Bereguardo dal famoso ponte di barche. Cena in ristorante e notte in hotel. Domenica 29 aprile Bereguardo – Pavia, 20 km. Continuiamo il viaggio sul fiume lungo la sua sponda destra, in un susseguirsi di paesaggi mutevoli di notevole pregio. Incontriamo le lanche, porzioni di alveo fluviale abbandonate dal flusso principale del Ticino, che offrono, con le loro acque calme, riparo a molteplici specie di animali. Nei pressi di Cascina Venara possiamo vedere anche le cicogne bianche. Il Sentiero E1, infine, si sovrappone al Sentiero del Giubileo e, così, differenti percorsi e storie si intersecano e si mescolano, conducendoci lentamente a Pavia. Cena tipica e notte in camere presso affittacamere. Lunedì 30 aprile Pavia – Belgioioso, 14 km. L’ultima tappa ci conduce, seguendo la Via Francigena, alla nostra meta finale, Officinalia, nella splendida cornice del Castello di Belgioioso. Lungo il cammino incontriamo la bella chiesa Romanica di San Giacomo della Cereda. Inizio: sabato 28 aprile ore 10,30 alla stazione dei treni di Vigevano. In treno da Milano Porta Garibaldi (linea Milano- Mortara-Alessandria, www.trenitalia.it). In autobus da Milano e da Pavia (Lomellina Trasporti www.lomellinatrasporti.it). Arrivare pronti al cammino e provvisti di pranzo al sacco. Fine lunedì 30 aprile alla Fiera Officinalia presso il Castello di Belgioioso da cui facilmente si raggiungono Pavia e Milano. L'arrivo a piedi è previsto nel primo pomeriggio al Castello. Qui restiamo e visitiamo la Fiera per il tempo a disposizione prima dei rispettivi rientri. Cammino: facile senza dislivelli e difficoltà tecniche per alzaie (strade lungo fiume) e per strade campestri. Lunedi, seguiamo la Via Francigena il cui itinerario in gran parte ricalca stradine asfaltate, sterrate e piste ciclabili. Notti: in hotel a Bereguardo e presso affittacamere (in camere multiple con letti a castello) a Pavia. Pasti: pranzo al sacco (eventuale possibilità di sosta in punti di ristoro), pasti tipici la sera. Sapori tipici: riso, zuppe, polenta e casoeula, polenta e bruscitt, erbe aromatiche, fagioli borlotti, pesce in carpione, il vino (vicino l'Oltrepò pavese), la torta paradiso. Cosa portare: scarpe o scarponi da trekking, zaino, mantella per la pioggia, cappellino, borraccia, lenzuola e asciugamani sono forniti dalle strutture. La lista completa è inviata prima della partenza. Difficoltà: 1+ su 4. Si tratta di un breve viaggio itinerante con zaino sulle spalle ma leggero dove si cammina senza dislivelli. Richiede allenamento per affrontare bene gli accessibili 20 Km dei primi due giorni! Quota: € 90 da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida). Spese previste: € 120. Da portare con sé per mangiare, dormire e ingresso fiera. Sono calcolate accuratamente, tuttavia suscettibili di piccole variazioni in più o meno legate a variazione prezzi ed al comportamento del gruppo. Iscrizione annuale a TraTerraeCielo € 26 (comprende assicurazione). Iscrizioni entro mercoledì 18 aprile Note: il percorso e gli alloggi possono subire modifiche, in base alle condizioni atmosferiche o alle necessità del momento. Info e iscrizioni: LE VIE DEI CANTI Tel. 0583 356177 /82 ore 9-13 e 14-18, 331-9165832 www.viedeicanti.it - info@viedeicanti.it